Riabilitazione Preventiva: come può aiutarti a recuperare più rapidamente
Hai mai sentito parlare della riabilitazione preventiva? Sono un insieme di esercizi e trattamenti di recupero di tipo fisioterapeutico, utili per la prevenzione e il recupero nei casi di affaticamento, lesione, compromissione fisica e motoria
Prevenire è meglio che curare !
Come Prevenire malattie e infortuni professionali
La riabilitazione preventiva contro gli infortuni è mirata ai soggetti a rischio di sviluppare lesioni gravi, a causa della loro professione o delle loro abitudini quotidiane. Esempio, lavori fondati sul movimento, sulla ripetizione e l’affaticamento di specifiche aree del corpo. Il caso di operai, calciatori o militari, essendo sottoposti a esercizi e sforzi in specifiche aree muscolari o tendinee.
Il trattamento di riabilitazione preventiva può essere utile anche nei casi di professioni più “sedentarie”. Ad esempio, anche informatici, video-maker o programmatori, passando gran parte della loro giornata seduti e curvi davanti al computer per ore, possono trovare utile ricorrere all’aiuto di un fisioterapista!
Cos’è la Riabilitazione Preventiva?
La riabilitazione preventiva è un insieme di esercizi e metodologie fisioterapeutiche di tipo protettivo utili a elevare la resistenza allo stress – di origine traumatica o cumulativa – garantendo così un’efficace prevenzione, una migliore performatività e un recupero più veloce.
Generalmente, in fisioterapia, il termine riabilitazione preventiva:
1 tipo di intervento utile alla prevenzione nel caso in cui il paziente sia a rischio infortunio o lesione
2 si interviene prima dell’intervento chirurgico per accelerare il recupero e agire in prospettiva.
Vediamo innanzitutto qualche breve cenno di anatomia:
Il muscolo, che ci consente di muovere le ossa ed è responsabile dei movimenti, è costituito da un tessuto dotato di fibre in grado di contrarsi volontariamente (muscolo striato) e parti tendinee tramite cui si inserisce sull’osso. I numerosi muscoli del corpo umano si distinguono in base a varie loro caratteristiche di forma, punti d’inserzione e di origine, funzione, modalità di interazione (agonisti, antagonisti).
Il sistema muscolo-tendineo è la struttura propulsiva dell’apparato locomotore: in particolare il muscolo può essere visto come il motore, mentre il tendine rappresenta la trasmissione e consente l’attivazione del movimento che può essere più o meno brusco e intenso in termini di sforzo e di tempo di utilizzo. Se ne deduce che le patologie muscolari e tendinee acute colpiscono, più di frequente, un soggetto che pratica sport sia a livello professionale ma anche amatoriale o solo saltuariamente.
A seguito di tali attività possono manifestarsi quadri clinici più o meno gravi sui quali è bene intervenire tempestivamente. Una fisioterapia che intenda essere realmente efficace deve intervenire precocemente per contrastare infiammazione, dolore, contrattura e per consentire poi la rigenerazione dei tessuti danneggiati. Le lesioni muscolo tendinee sono in prevalenza di origine traumatica come conseguenza di un trauma diretto (a seguito ad esempio di una contusione) o indiretto (dovuto ad una trazione estrema delle fibre muscolari). Esse normalmente si manifestano con dolore molto forte, gonfiore della parte traumatizzata e impotenza funzionale e conseguente immobilità dell’articolazione.
Per diagnosticarle, oltre all’anamnesi e all’esame clinico, sarà utile eseguire un esame strumentale come l’ecografia o la Risonanza Magnetica Nucleare ed eventualmente una radiografia dell’osso prossimo alla zona traumatica per verificarne lo stato e le eventuali fratture. Contrattura, stiramento e strappo sono le principali lesioni muscolari: esse si differenziano tra loro in quanto:
• La contrattura coinvolge poche fibre e raramente causa impotenza funzionale;
• Lo stiramento, causato da un trauma indiretto, interessa un alto numero di fibre muscolari, provoca dolore acuto, ematoma, ipertono muscolare e impotenza funzionale immediata;
• Lo strappo, la forma più grave di lesione muscolare, porta ad un’interruzione anatomica del muscolo. I sintomi tipici sono dolore acuto violento, ematoma, interruzione del fascio muscolare, impotenza funzionale.
Queste lesioni presentano il rischio di complicazioni (perdita di elasticità, eventuali lacerazioni recidivanti, ossificazione del tessuto danneggiato). Le lesioni tendinee, molto frequenti negli sportivi, sono spesso dovute alla continua ricerca del miglioramento della prestazione atletica ma le cause possono anche essere altre.
Le possibili cause che portano allo sviluppo di lesioni muscolo tendinee sono:
• Contrasto tra muscolo agonista e antagonista;
• Fragilità e debolezza muscolare costituzionale o legata all’età;
• Fattori anatomici particolari quali disfunzioni neuromuscolari da malattie genetiche o altre, pregresse fratture, esiti di strappi tendinei o muscolari;
• Sollecitazione estrema oltre il limite fisiologico consentito di un’articolazione;
• Esecuzione scorretta di un movimento o dell’azione atletica o equipaggiamento sportivo inappropriato;
• Mancanza di allenamento e di preparazione atletica o allenamento su terreni inadeguati;
• Deficit posturali, errato appoggio plantare;
• Cattivo controllo della velocità e dell’intensità della messa in tensione del muscolo o dell’ampiezza e direzione del movimento.
Quando possibile, è preferibile evitare l’instaurarsi di tali patologie piuttosto che dover poi ricorrere alle cure per attenuarle. I fattori sopra elencati, oltre che elencare le cause delle lesioni muscolari e muscolo-tendinee ci dicono indirettamente cosa non si deve fare per prevenire queste patologie. Quindi prima di ogni attività sportiva anche a livello amatoriale o saltuaria vanno innanzitutto identificati i possibili fattori di rischio legati all’età, ad una particolare fragilità o a fattori anatomici particolari quali pregressi traumi o fratture e disfunzioni neuromuscolari.
Solo successivamente si può pensare di iniziare una attività motoria sotto il controllo di esperti che ci consentano di eseguire l’atto in modo corretto e con un adeguato allenamento fatto negli spazi e con le attrezzature più adeguate. Generalmente, i muscoli più coinvolti sono quelli superficiali, i più esposti ai traumi esterni. In particolare si tratta dei:
• gemelli, ischiocrurali (gamba);
• quadricipite femorale (coscia);
• intercostali (torace);
• deltoide o bicipite brachiale (arti superiori).
Le tendiniti: cosa sono e come si curano
I tendini collegano i muscoli alle ossa e funzionano da leva per consentire ai muscoli stessi di muovere le strutture scheletriche. Sono molto elastici ma poco resistenti alla trazione ed alle continue sollecitazioni. In più, sono costituiti da tessuto connettivo poco vascolarizzato. Considerando la loro importante funzione, i tendini sono soggetti ad un continuo stress che, a lungo andare, provoca microtraumi fino ad alterare la loro stessa struttura.
Lesioni muscolo tendinee: livelli di gravità
Le lesioni muscolari possono essere di:
– I grado con dolore acuto ma di intensità non elevata e di breve durata, arrossamento cutaneo, lieve tumefazione e comparsa di un piccolo livido (ecchimosi);
– II grado caratterizzata da danno anatomico più consistente, ematoma, dolore più forte e di maggiore durata;
– III grado con dolore vivo e improvviso, descritto dal paziente come ‘qualcosa che si è rotto’, calore interno e totale impotenza funzionale.
Le lesioni tendinee si distinguono in:
– tendiniti, forme d’infiammazione acuta che può interessare la giunzione osteo-tendinea (tendinopatia inserzionale) o la guaina sinoviale (tenosinovite);
– tendinosi, forme croniche di infiammazione che portano alla degenerazione della struttura tendinea fino alla rottura (che spesso coinvolgono il tendine d’Achille e il capo lungo del bicipite brachiale).
Lesioni muscolo tendinee: terapie
Il trattamento varia in base alla gravità della lesione muscolare o tendinea. E’ comunque sempre consigliabile entro le 48 ore riposo, applicazione di ghiaccio, compressione della sede dolente ed elevazione dell’arto. Per intervenire su infiammazione e dolore il medico prescriverà farmaci antinfiammatori non steroidei, antidolorifici, miorilassanti (solo in caso di contrattura).
La Fisioterapia invece non punta semplicemente ad eliminare i sintomi (scopo principale dei farmaci) ma interviene sulle cause per risolvere definitivamente il problema evitando recidive
La riabilitazione respiratoria (RR) consiste in un programma medico e
fisioterapico utilizzato per migliorare le capacità dei polmoni in soggetti con disfunzioni respiratorie. Si avvale di varie figure professionali, fisioterapista, cardiologo, nutrizionista, psicologo, chinesiologo, coordinate solitamente dallo pneumologo.
Le principali malattie che possono giovarsi di questo trattamento sono:
-malattie ostruttive (bronchite cronica ostruttiva, enfisema polmonare)
-malattie restrittive (fibrosi polmonari, malformazioni toraciche, malattie
neuromuscolari, esiti di interventi chirurgici)
-malattie polmonari ipersecretive (bronchiectasie, bronchiti ipersecretive)
A seguito della recente pandemia da Sars-Cov-19 si sono aggiunti anche gli esiti del Long-COVID.
I sintomi delle malattie respiratorie sono principalmente:
• Dispnea (difficoltà o fatica a respirare)
• Stanchezza e facile affaticamento fisico
• Alterazioni della coordinazione respiratoria
• Talvolta dolori al torace
Questi sintomi innescano un circolo vizioso: dispnea e stanchezza durante le attività giornaliere, tendenza ad uno stile di vita sedentario, mancanza di “allenamento”, ulteriore peggioramento della dispnea.
La RR, cerca di “rompere” questo circolo vizioso ed ha come obiettivo quello di:
• Ridurre e controllare i sintomi respiratori.
• Incrementare la capacità di lavoro ed esercizio.
• Migliorare la qualità di vita.
• Ridurre l’impatto psicologico dovuto alla riduzione funzionale ed alla disabilità.
• Ridurre il numero e la gravità delle riacutizzazioni.
A volte, l’avvio alla pratica di esercizio fisico e la ripresa di uno stile di vita attivo
vengono limitate dalla presenza di un livello di dispnea ancora troppo consistente.
L’avvio precoce di programmi di attività fisica spesso non tiene conto del meccanismo della dispnea con il rischio di limitare l’esercizio o indurne l’abbandono prima di aver ottenuto risultati soddisfacenti. Dopo il percorso di RR (o in supporto di questo) è possibile agire per diminuire ulteriormente e in modo consistente la dispnea attraverso un percorso di Rieducazione Respiratoria.
La Rieducazione Respiratoria consiste invece in un programma di sviluppo e miglioramento della coordinazione respiratoria e motoria generale con il risultato di economizzarne il dispendio energetico. Il risultato è che, a parità di condizione fisiopatologica, il soggetto è in grado di compiere maggiore attività senza innescare il circolo vizioso della dispnea.
Concludendo si può dire che la riabilitazione respiratoria è un intervento basato sulle evidenze, multidisciplinare e completo, per pazienti con malattie croniche respiratorie che sono sintomatici e spesso hanno ridotto le attività della vita quotidiana. Integrata nel trattamento personalizzato del paziente, la RR è volta a ridurre i sintomi, ottimizzare lo stato funzionale, aumentare la partecipazione e ridurre i costi sanitari attraverso la stabilizzazione e l’inversione delle manifestazioni sistemiche della malattia (AJRCCM-2006).
Uno degli obiettivi riabilitativi è quello di interrompere un circolo vizioso che si instaura in pazienti con limitata o alterata funzione ventilatoria mediante le seguenti tecniche ed esercizi:
• Tecniche di drenaggio posturale (soggetti ipersecretvi)
• Tecniche di espettorazione assistita
• Esercizi muscolari (esercizi aerobici, di rinforzo, ecc.)
• Esercizi di respirazione (resp.addominale, resp.controllata, espirazione forzata, esercizi con ausili respiratori)